IL NOSTRO PASSATO LONTANO O LONTANISSIMO (NELLA CONCEZIONE TEMPORALE), E’ LA NOSTRA RADICE E NOI “MODERNI” SIAMO IL PRODOTTO DELL’INTERO PERCORSO DELL’UMANITA’ DALLA SUA COMPARSA FINO AL PRESENTE.
NON E’ BASTEVOLE PRENDERE COSCIENZA DI QUESTE MANIPOLAZIONI, (IN QUANTO NECESSITA CHE SEGUA L’AZIONE DI CAMBIAMENTO INTERIORE), MA SICURAMENTE E’ UN NOTEVOLE PUNTO DI PARTENZA PER LA PERSONALE PROFONDA TRASFORMAZIONE, E QUINDI PER LA COLLETTIVITA’.
<[...]Tutti gli eventi che hanno riguardato il medio oriente (vedi: primavera araba) e che riguardano l’avvicendamento al potere nel mondo vengono scanditi ricorrentemente da episodi che appaiono come casuali, quando invece non lo sono affatto. Adesso è necessario che la Turchia sia un alleato fedele per la guerra che gli Stati Uniti si accingono a sferrare per il controllo definitivo del medio oriente e delle sue ricchezze. Un appoggio logistico irrinunciabile, considerato che sarebbe difficilissimo contare su un sostegno pieno, in questa missione, da parte dell’Italia, che da sempre è la portaerei USA nel Mediterraneo. L’Italia è troppo complicata e nonostante i continui tentativi di delegittimazione del Paese orchestrati al suo interno, conserva quella fierezza e quella naturale inclinazione per la pace che irrita e infastidisce all’inverosimile coloro i quali godono delle sofferenze inferte all’Umanità, si alimentano del dolore delle persone e ne fanno il loro business. Nulla da fare, l’Italia è inaffidabile da questo punto di vista. Quindi chi vuole fare la guerra (non il Popolo americano, ma le lobby che ne detengono le sorti) non possono che contare, per questa impresa, sulla nuova città militare costruita in Kossovo e sull’appoggio logistico di un Paese come la Turchia, che nei piani americani dovrà costringersi a questa complicità in cambio di una stabilizzazione interna. Erdogan (primo ministro turco, fino a prova contraria eletto democraticamente) se vorrà continuare a governare dovrà collaborare alla prossima guerra americana altrimenti sarà fatto fuori. Ne più né meno di ciò che capiterà ad Assad in Siria e di quello che è già accaduto in Iraq con l’esecuzione di Saddam Hussein, in Libia con Muammar Gheddafi, in Tunisia con Ben Ali, in Egitto con Mubarak. Qualcuno si sarà pur chiesto: se davvero gli americani avevano a cuore la sorte di questi popoli, perché non sono intervenuti prima, mentre invece hanno stipulato accordi e collaborato fino a ieri con questi “governi malvagi” e aspettano solo oggi per dire la loro?[...]>
[Un articolo di Armando Siri – Scrittore, giornalista, politico]