Non è semplice da raccontare
Aprire il cuore A se stessi.
Ha un significato diverso dall’affermazione “aprire il cuore verso se stessi”
Quando si entra nello “stato interiore” di apertura di cuore
A se stessi avvengono molte cose, la
maggior parte non traducibili agli altri, poiché qualunque spiegazione
razionale distorcerebbe la comprensione in chi ascolta e produrrebbe solo un "fuori rotta" nel percorso altrui.
Pertanto non ha nessun valore aggiunto il parlarne.
C’è però qualcosa che, seppur reso in maniera similare, si
può tentare di raccontare.
Quando si apre il cuore A se stessi, i desideri si
polverizzano istantaneamente, senza sforzo, e cessano di essere auto-prodotti.
Ciò si verifica in seguito ad una amplificazione
dell’istante, cioè di ciò che è chiamato il "qui e ora, presente". Nell’espansione
della percezione che si viene a creare, si VIVE ( e non soltanto lo si pensa o
lo si crede) l’assenza del tempo inteso come futuro e passato, addirittura si
acquisisce “certezza” della sua mai
avvenuta esistenza.
L’espansione che si genera è un qualcosa in movimento a se
stante, di per sé, staccato da tutto ciò che umanamente si conosce, ed è per
questo che ciò che siamo in quell’istante presente è - [non esiste la parola
che renda esattamente il senso]
–“vissuto, sentito” il tutto ciò che serve.
Sempre per lo stesso motivo, cioè dello stravolgimento del
senso, descrivere come si perviene all’apertura di cuore non ha nessun valore
aggiunto.
Meglio affermare che .
Certamente uno sforzo è perseguito a monte, cioè prima
ancora che tutto accada.
Mi riferisco ad un intenso lavoro di trasmutazione del “me”,
perseguito con costanza e con il solo obbiettivo della stessa trasmutazione e
niente altro; voglio dire che cercare di trasformare se stessi avendo come
obbiettivo “voglio raggiungere l’illuminazione” , rallenta se non addirittura
immobilizza la progressiva uscita da quello che è comunemente detto “io”, che
poi non è altro che la convinzione dello spazio-tempo, cioè della
frammentazione in tanti “io” (le tante vite karmiche).
Un altro elemento che si può raccontare sempre con una
maniera similare:
quando si apre il cuore A se stessi ci ricollochiamo
[descrizione più vicina all’esatto significato] al ... non è un
centro , è IL centro in cui VIVE la Vita.
Qua, si ha coscienza lucida che l’ego non esiste: è soltanto
uno strumento, neppure creato dagli stessi umani, composto da 3 strati
chiamati emozioni-pensieri-fisico,
usato dall’umano per evolvere (anche se lo ha dimenticato) e usato anche da
altre forme di vita per inserire gli umani in un recinto.
Da precisare, per impedire distorsioni interpretative, che
queste altre forme di vita non hanno in sé aspetti legati al bene e al male,
non hanno quindi nessuna forma di cattiveria o di bontà; inoltre usano l’ego(lo
strumento) soltanto quando gli umani "non scelgono" durante gli istanti della
loro vita quotidiana, ma rimangono sospesi in preda – apparentemente - a stati
emozionali o fisici o pensieri, in profondità sospesi nella loro progressione.
Altro elemento interessante è che a quanto scoperto e
avanzato dalla fisica quantistica, circa l’esistenza di realtà parallele - in
quanto non esisterebbe il tempo - comunicanti tra loro attraverso “porte o portali”, va fatta una piccola correzione:
tali realtà non sono parallele, ma si toccano fra loro, sono
congiunte, unite le une alle altre. È per questo che nell’espansione dell’apertura di cuore A se stessi queste
realtà sono “vissute, percepite” in contemporaneità, cioè come se fossero Una sola,
pur restando coscienza lucida della molteplicità delle stesse: come
similitudine si può immaginare un uomo che guarda in simultanea tanti film
diversi.
Altro che si può scrivere è che entrare nell’apertura di cuore A se stessi, non ha
nulla a che fare con ciò che è sperimentato con la preghiera o la pratica della
meditazione intesa come preghiera o esercizio di rilassamento. Semmai possono
essere ulteriori mezzi per la progressione.