Uomo-Donna.
Grande mistero?
Fiamme gemelle
Nella nostra “società liquida” l’amore anche si è liquefatto. A
volte ci fa così tanta paura l’impegno dell’amore che preferiamo rimanere
liberi nella prigione delle nostre private sicurezze e nelle gabbie dorate
delle nostre solitudini. Paradossalmente, però, constatiamo una ricerca
spasmodica di briciole d’amore. Cosa non si fa per un morso d’amore?
Forse il nostro problema è quello di cogliere il profondo
respiro e la profonda esigenza d’amore.
La coppia nel suo sfondo divino ha una propria sussistenza solo
se in-siste in Dio; se sta nella Totalità.
Il grande mistero sussiste in questo:
l’uomo e la donna nella loro finitudine sono desinati all’infinito e alla
pienezza. Vi è un perenne rimando tra la realizzazione del coniugio personale della coppia e il coniugio della coppia che è Totalità.
L’inizio dell’avventura nuziale come
avventura spirituale avviene con il superamento dell’illusione alienante che
vede in Dio un concorrente piuttosto che il torrente che alimenta la vita degli
sposi e la sorgente che vuole la pienezza del fiume del loro destino d’amore.
Bisogna rendersi conto che dentro l’amore
umano batte sempre, come suo cuore instancabile e nascosto, l’Amore di Dio,
poiché la Totalità sta sperimentando l’umano.
Le parole di Gesù e il suo pensiero
sulle nozze vanno al di là dei condizionamenti storici dovuti alla durezza del
cuore dell’uomo per tornare al principio. Tornare al principio è scoprire la
natura misteriosa e mistica dell’incontro amoroso. Esso si radica nel cuore di
Dio-Totalità.
La verità dell’amore di un uomo e di
una donna, probabilmente, sta proprio nel dire e nel dirsi insieme: accettiamo
questo mistero su di noi; diamo credito alla Totalità, Colui che crea se stesso
attraverso noi nel duale e ci unisce insieme.
Ciò sta a dire che due persone, che stanno unite nell’amore, non
sono due infelici: sono due che credono sino in fondo che l’atto della
congiunzione che li ha fatti entrare in rapporto tra loro racchiuda molto più
di quanto forse essi stessi, umani, possano immaginare e aspettarsi..
L’amore degli sposi è la dimensione
non strumentalizzabile per nessun’altra finalità.
Tutto il mistero di Cristo è nuziale
L’incarnazione stessa di Cristo è
colma di una dimensione nuziale. Egli ha voluto per sé un corpo di carne, al
fine di poter diventare una carne sola con l’umanità. L’atto di versare il suo
sangue costituisce per Cristo l’unica maniera umana per esprimere la Totalità e
la pienezza del suo amore per l’umanità. Cristo si fa carne e si fa “pane” e
richiama gli sposi a essere e a rimanere nella loro corporeità, anzi a viverla
nella sua pienezza e nel suo profondo rimando dove la corporeità sprofonda nel
divino, sprofonda nello Spirito, a tal punto che la vera esperienza dello
Spirito passa anche attraverso la
corporeità nuziale. Non è infatti il corpo che distanzia Dio.
Tra la storia e la Trinità
La Chiesa ripercorre e riecheggia il
sacramento nuziale di Cristo nella storia. Ma crea anche il peccato, che,
invece, è la chiusura e il rifiuto della dimensione nuziale della propria
esistenza. Il peccato è l’isolamento, una tentazione che colpisce la coppia
soprattutto all’inizio dove gli altri sono un impiccio per la tendenza
fusionale dell’innamoramento. All’inizio la coppia sperimenta un moto di anarchia, di distacco dall’arche,
dalla sorgente, per poi rinchiudersi in se stessi in un moto di autarchia.
Quest’autarchia, però, presto degrada in una ricerca di monarchia, di
dominio di uno sull’altro. La coppia non è più in-nocente, giacché i due
diventano nocivi e distruttivi l’uno per l’altro. Dallo “stare di fronte”,
passano alla guerra, allo “stare al fronte”.
Dio, la Totalità (per intendersi), è
implicito a ogni esperienza di vero amore di coppia, anche in chi non conosce
tematicamente Dio. Perché l’uomo, vivendo l’esperienza dell’amore, fa già l’esperienza
di qualcosa che supera l’umano, di qualcosa di sacro. L’amore è una ierofania, è una
manifestazione divina.