La costante ricerca conduce sempre il sé alla domanda “chi sono io davvero”?
Magari questa domanda può sorgere quando tutto il resto è crollato, dopo un lutto, la fine di una relazione, a seguito di una malattia o depressione.
Il sé sente che sta soffrendo, anela all’elisir che lo guarirà, al luogo dove potrà riposare, alla fine della sua ricerca in cui ci sarà la realizzazione di qualcosa o il raggiungimento della vera pace duratura.
Ma la ricerca non finisce mai, il ricercatore ci passerà sempre davanti senza vedere questo, questo è totalità, questo è ciò che il sé ricerca, qui.
Ma il sé non lo vedrà. Non si risveglierà mai. Il sé è un’illusione che sorge come separazione nella totalità, non è qualcosa al di fuori della totalità. E’ nella totalità.
Il sé non è reale, è un’apparenza, tanto quanto uno stormo di uccelli che attraversano il cielo.
Proprio come un campo di fiori bellissimi che sbocciano e che eppure ogni anno ce ne sono di nuovi. Il sé va e viene, sembra che stia vivendo e che morirà prima del corpo o dopo. Eppure non muore davvero perché la separazione non è mai esistita dapprincipio.
Quindi la risposta su chi siamo davvero non potrà mai essere data. Perché tutto ciò che il sé può pensare, nella sua illusione della separazione, non è ciò che siamo, ogni stato, ottenimento o idea non lo è.
La totalità non ha definizione, né nome, né confini o limiti, non può essere compresa. Questa è la libertà della vita e tu non la sei, c’è solo libertà.
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